Intelligenza Artificiale vs Intelligenza Emotiva: alternative o complementari? - Parte 1
- Scritto da Alessandro Giacchino
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Si fa un gran parlare di ChatGPT e dell’intelligenza artificiale, ma possiamo aver paura di uno strumento? Meglio sviluppare comportamenti etici e sani che ne esaltino le capacità, ponendole al servizio delle persone e delle aziende!
Come molto spesso accade, all’apparire di qualsiasi nuova tecnologia si scatenano grida di allarme che ne mettono in discussione l’uso evidenziandone i pericoli, anziché apprezzarne i vantaggi che offrono. Treni e automobili hanno annichilito l’intero settore delle carrozze trainati da cavalli, e con esse lavoratori quali i maniscalchi e i fabbri produttori di ferri per zoccoli, così come i cocchieri, tutti sostituiti nel tempo da macchinisti, meccanici, gommisti....
I computer hanno sostituito decine di lavoratori, automatizzando calcoli e procedure di elaborazione documenti, aprendo la strada a programmatori, analisti, operatori di sale macchine. La posta elettronica ha mandato in crisi i servizi postali, le cartoline e, se certificata, persino le raccomandate. E così via, spaziando dalle carte geografiche sostituite da servizi quali GoogleMaps o TomTom, ai sistemi di digitalizzazione e archiviazione dei documenti che stanno rendendo inutili i magazzini pieni di scaffali e scartoffie polverose e spesso introvabili.
Ma ce la sentiamo di affermare, ad esempio, che i martelli pneumatici, consentendo di perforare rapidamente cemento e rocce, hanno rovinato il mestiere degli scalpellini e dei picconatori? O ne abbiamo migliorato la vita, con un ulteriore salto di qualità impresso dalle scavatrici con tanto di cingoli e pale di raccolta?
A sua volta, l’Intelligenza Artificiale (AI) è in grado di fornire indicazioni che consentono di ridurre gli sprechi – di materiali e di tempo – migliorando i risultati del lavoro di chi ne fa uso. E allo stesso modo, ChatGPT (Generative Pretrained Transformer), il Chatbot di Intelligenza Artificiale sviluppato dalla OpenAI, società di AlphaFold finanziata in modo consistente da Microsoft, fornisce un consistente contributo a chi ne fa uso, ma non è l’unico già disponibile. Elon Musk, uno dei fondatori di OpenAI, sta ora finanziando lo sviluppo di TruthGPT, mentre Google sta dotando il proprio motore di ricerca di capacità analoghe.
I Chatbot sono applicazioni software in grado di comprendere il linguaggio naturale (in svariate lingue) comunemente utilizzato dalle persone, fornendo i servizi richiesti loro dagli utenti: non solo risposte a domande complesse, ma anche la stesura di articoli e documenti su qualsiasi argomento, la composizione di canzoni, l’assistenza alla clientela e molti altri ancora. Le richieste vengono immesse dagli utenti in forma scritta o a voce usando i propri apparati digitali – PC, Smartphone – senza richiedere alcun addestramento preliminare, mentre le risposte arrivano in modo così sofisticato da far ritenere agli utenti di interagire con persone reali.
ChatGPT uso e funzionamento
ChatGPT e gli strumenti similari sfruttano le proprie capacità di apprendimento automatico riuscendo a raccogliere in tempi brevissimi dati dalla rete Internet e a correlarli arrivando a fornire rapidamente risultati una volta ottenibili in tempi molto lunghi e solo ricorrendo a professionisti di buon livello. Le conoscenze di ChatGPT vengono acquisite attraverso la lettura mirata in base alla richiesta che gli viene posta di migliaia di articoli, libri, forum, blog, pagine web e enciclopedie online. Da questi vengono ricavate non solo le informazioni, ma anche il contesto, e il linguaggio da impiegare nelle risposte.
ChatGPT può essere usato con successo in varie direzioni aziendali, dal Marketing alla Ricerca & Sviluppo, dall’Assistenza Clienti alla compilazione documenti, sebbene l’Istat ha rilevato che nel 2021 in media solo il 6,2% delle imprese italiane utilizzava sistemi di intelligenza artificiale (contro una media europea dell’8%), con una forte differenza tra le piccole imprese nazionali (5,3%) e le grandi aziende (24,3%). Gli effetti di questa innovazione sono tuttavia già consistenti: alcuni multinazionali particolarmente avanzate, quali IBM, hanno annunciato riduzioni di personale nell’ordine delle decine di migliaia di dipendenti proprio grazie all’impiego di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.
ChatGPT limiti e rischi
Indubbiamente impressionante, ma bisogna ricordarsi che si tratta comunque di strumenti nelle mani dell’uomo che è colui il quale gli pone le domande, gli fornisce accesso ai dati e ne sfrutta i risultati. Uno strumento esattamente come un coltello che può servire per tagliare il pane, ma anche per uccidere o un drone impiegabile per ispezionare aree pericolose o irraggiungibili dall’uomo, ma anche in guerra per sganciare bombe sui nemici. Siamo sicuri di doverne avere paura, trascurando i vantaggi che offre?
Al di là dell’uso immediato che se ne può fare, gli strumenti di questo tipo hanno alcune criticità d’uso delle quali bisogna tenere conto. Ad esempio, il primo punto sta nell’esser capaci di formulare le domande in modo specifico e opportuno, così da evitarne equivoci o cattive interpretazioni, Le domande debbono risultare chiare e complete, cosa non semplice, specie per chi ha una cultura di tipo classico più portata a filosofeggiare che non a risolvere problemi.
Il secondo punto consiste nella capacità e nell’obbligo per chi fa le domande di sincerarsi della qualità, dell’attinenza e della vericidità delle risposte. In altre parole, un compito che dovrebbero svolgere sempre i giornalisti è il fact checking, ovvero la verifica delle fonti e della congruenza di quanto viene pubblicato onde evitare di pubblicare quelle che in gergo vengono chiamate “bufale”.
Un esempio è dato, in questi tempi di guerra, dalle informazioni-propaganda che vengono diramate dai contendenti, nel caso specifico dalla Russia e dall’Ucraina che se ne difende. Infatti, stando alle fonti russe, l’Ucraina è unicamente un’invenzione geografica, per cui non ha legittimità di esistere e di conseguenza l’invasione da parte della Russa non è altro che un rientro in possesso di territori che le appartengono. Ma stando alla storia, le cose sono molto diverse arrivando persino a far derivare il nome Russia da una popolazione ucraina che fondò Kiev centinaia di anni prima della nascita di Mosca. Un inganno nel quale, se non ben addestrato e verificato, un motore quale ChatGPT potrebbe facilmente cadere. La verifica dei risultati rimane pertanto un passaggio indispensabile per chi valuta le risposte ai propri quesiti.
Un terzo punto attiene ai rischi di plagio e violazione dei diritti d’autore nei quali strumenti di questo genere possono facilmente incappare. Specie, se due “committenti” che si appoggiano alla stessa tecnologia e pongono questioni analoghe procedono direttamente alla pubblicazione di quanto ottenuto, copiandosi inconsapevolmente e involontariamente l’un l’altro.
Un quarto punto è che le risposte, i testi e persino le parole delle canzoni prodotte da strumenti diligenti, ma privi di capacità critica e di sensibilità umana possono apparire di buona qualità, corretti sul piano grammaticale, sintattico, lessicale, ma certamente non appassionanti né coinvolgenti o unici. Specie se vi entra in gioco l’ironia. A questo proposito desidero citare tre pezzi musicali emblematici, che mai potrebbero essere avvicinati da qualsiasi strumento di intelligenza artificiale: “America” di Gianna Nannini, “Il Clarinetto” di Renzo Arbore, “Cervo a Primavera” di Riccardo Cocciante. Lascio a chi conosce questi pezzi l’interpretazione corretta dei testi e invito a chi non li conosce ad ascoltarli per comprenderne i veri significati...
L’ultimo punto sul quale desidero fornire una mia posizione assolutamente personale riguarda le possibili violazioni della privacy e della protezione dei dati personali degli utenti. Di recente, il Garante Privacy italiano ha imposto una limitazione provvisoria all’uso di ChatGPT, inducendo OpenAI a bloccarne l’accesso nel nostro Paese, in quanto non rispettava la normativa europea sul GDPR. Blocco che è stato rimosso già all’inizio di Maggio grazie all’adeguamento alle richieste formulate dal Garante Privacy operato da OpenAI.
Personalmente non credo in alcuna delle disposizioni sancite inneggiando ai diritti di privacy in quanta dal punto di vista strettamente tecnico sempre facilmente superabili, mentre considero che tutto ciò che gli utenti, in modo più o meno consapevole, pubblicano su Web e non solo, è intrinsecamente privo di qualsiasi diritto alla privacy. Oltretutto, credo che chi sente il bisogno di proteggere i propri dati è di fatto portato a nascondere qualcosa, quindi malevolo nelle intenzioni oltre che sprovveduto se nonostante tutto pubblica informazioni che lo riguardano e che ritiene per qualche ragioni sensibili o critiche.
Basta allarmi, pensiamo positivo
Gli allarmi sono quindi molteplici e spaziano dalle possibili riduzioni di personale nelle aziende, alle violazioni di ogni genere che possono essere perpetrate da ChatGPT e dai suoi contendenti. Il solito approccio che accomuna gli integralisti e gli arcaici, sin dai tempi delle grida “Mille e Non più Mille”, senza risalire alla scoperta del fuoco, che cucina, difende ma incendia, o alla ruota da cui sono nati i carri e tutto ciò che ne è seguito.
Certo, bisognerà regolamentarne l’uso come nel caso delle armi o dei codici stradali e di navigazione, ma l’impiego di strumenti di questo genere andrebbe accolto in modo più che positivo grazie al contributo che offrono nel miglioramento della qualità e nella riduzione dei tempi per lo svolgimento di un gran numero di attività!
Nella seconda parte di questo post, ci concentriamo invece sull’Intelligenza Emotiva, un tema nel quale l’uomo ha il primato e continuerà a mantenerlo grazie alle chiavi che offre in tema di gestione delle relazioni sociali, delle organizzazioni aziendali e non, nei rapporti tra le persone. Un elemento per il quale l’intelligenza artificiale può rivelarsi molto utile, ma nel quale il ruolo degli esseri umani resta e sarà sempre centrale.
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