Le Architetture IT diventano “Software-defined”
- Scritto da Alessandro Giacchino
- Add new comment
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
Per IDC, il modello SDI è destinato a divenire il paradigma dominante dei Data Center di nuova generazione e per l’aggiornamento di quelli esistenti. L’Open Source sempre più protagonista.
Stando alle più recenti rilevazioni di IDC, il paradigma infrastrutturale basato sui modelli “Software-defined” sta rapidamente acquisendo consensi e mercato, grazie al fatto che viene considerato dalle aziende che già ne stanno facendo uso come la naturale evoluzione dell’attuale virtualizzazione. Questi modelli devono infatti il loro successo proprio alle stesse motivazioni che hanno segnato l’affermazione della virtualizzazione: riduzione degli investimenti nell’allestimento dei Data Center, acquisizione di maggiore flessibilità, ottimizzazione dell’impiego delle risorse.
Definizione del modelli Software-Defined
Quando si parla di modelli “Software-defined” si intendono le tecnologie in grado di definire in modo logico le principali componenti di un Data Center: i Server per l’elaborazione dei dati, lo Storage per la conservazione dei dati, le reti di comunicazione. A questi va poi aggiunto il software di gestione dell’insieme dell’infrastruttura. IDC raggruppa tutte queste componenti sotto l’etichetta di Software-Defined Infrastructure (SDI).
Per IDC, il segmento SDI sarà la voce con la crescita in assoluto più rapida di tutto il mercato IT infrastrutturale nei prossimi anni, con un CAGR 2014-2019 pari al 23,8% e un valore totale destinato a superare entro il 2019 i 50 miliardi di dollari. Tra le tre componenti principali che compongono il mercato SDI, nel periodo 2014-2019 il Software-Defined Networking (SDN) sarà quella a maggiore crescita con un CAGR che supererà il +63%.
Il Software-Defined per le applicazioni Mission Critical e il Cloud
L’indagine di IDC ha evidenziato che la maggior parte delle aziende che hanno adottato una componente SDI lo hanno fatto per supportare un mix di applicazioni esistenti e nuove, anche Mission-critical.
Il 70% degli intervistati considera il modello SDI un abilitatore di strategie Cloud e il 97% ritiene l’Open Source un tassello fondamentale delle architetture SDI. Tutte le organizzazioni si aspettano inoltre miglioramenti sostanziali sul fronte della flessibilità, nella capacità di abbattere i costi IT e nella possibilità di creare e implementare le cosiddette Next Generation Application.
Partendo da queste considerazioni, IDC ritiene che il modello SDI costituirà il paradigma architetturale dominante per la maggior parte dei nuovi Data Center e delle iniziative di Data Center Transformation.
Le tecnologie convergenti e iperconvergenti emergeranno come i meccanismi principali per implementare il paradigma Software-Defined negli ambienti IT esistenti e come i veri e propri “building block” per la nuova generazione di data center SDDC (software-defined data center) e per le infrastrutture Cloud aziendali.
“L’era digitale si sta affermando con forza dirompente, velocità e pervasività nell’economia globale”, è l’opinione di Fabio Rizzotto, manager di IDC. “Anche nelle aziende italiane, ruoli esistenti e nuovi disegnano percorsi nel digital business che per essere tale ha bisogno di introdurre nuove concezioni in termini di architetture e logiche di funzionamento ICT. SDI, Cloud, Open Source, Data Center Transformation e altri nuovi princìpi IT sono i tasselli di un unico mosaico capace di aggiungere livelli di programmazione e intelligence ai già noti concetti di automation, orchestrazione, disponibilità... La portata, le sfide e le grandi opportunità di questo salto si traducono anche in iniziative sinergiche nell’ecosistema di relazioni e partnership dell’offerta ICT”.
Alberto Degradi, Architectural Leader di Cisco Italia, ha commentato così i dati pubblicati da IDC: “Viviamo in un mondo che sta affrontando un processo di trasformazione digitale, sia in senso tecnologico ma anche, e soprattutto, di business. Cambiano i processi, le modalità di comunicazione, l’archiviazione e l’analisi dei dati, le esigenze di sicurezza e al contempo la concezione stessa del business che deve diventare digitale”, sottolinea. “Per affrontare al meglio questa fase di transizione dobbiamo necessariamente andare oltre il tradizionale modello di data center, le aziende devono attrezzarsi per gestire richieste in continuo e rapido cambiamento. Ecco perché il data center, cuore pulsante dell'application economy, deve essere automatizzato, definito dalle applicazioni e guidato dalle policy”.
Per Andrea Toigo, ETS manager Intel SCE Europe, “L’economia dei servizi digitali impone requisiti di maggiore flessibilità e scalabilità alle infrastrutture IT aziendali che, oggi, devono necessariamente poter essere ampiamente programmabili e configurabili. Le tecnologie di processore Intel di ultima generazione sviluppate sempre all’insegna dell’efficienza energetica e della sicurezza hanno anche introdotto un set completo di sensori e telemetria per qualsiasi soluzione di orchestrazione SDI, in modo da monitorare, gestire e controllare più accuratamente l'utilizzo del sistema riducendo sensibilmente i costi complessivi di gestione”.
Ultimi da Alessandro Giacchino
- Il futuro delle vendite è ibrido: processi, strumenti e competenze
- Idrogeno? Investire sin da subito nella produzione di elettrolizzatori!
- Samsung Galaxy S23: prezzo, quando conviene comperarlo
- Software gratis? Sì, grazie. I Tool Open Source sempre più affidabili e pervasivi
- 2023: si vivrà più a lungo e meglio...